Partiamo dall'italia raggiungendo con uno scalo la capitale del Benin

La nostra esplorazione inizierà da Cotonou, la variopinta capitale economica del Benin. Il blu del mare, qui, fa da contrasto con strade gialle e palazzi color rosso fuoco, circondate da lussureggianti palme verdi. Ci sembrerà di star visitando una città sudamericana, e a rafforzare questa convinzione penseranno il Muro del Patrimonio, il murales più lungo dell’Africa, e la Statua dell’Amazzone, un monumento alto trenta metri, eretto in onore dell’unica regina del Dahomey, il regno che controllava il Benin prima del colonialismo francese. Successivamente, ci sposteremo nell’entroterra, fino alla capitale del Benin, Porto-Novo, dove l’architettura coloniale fa da padrona: lo si evince dalla Grande Moschea, che ha sede in una chiesa del tutto simile alle antiche cattedrali brasiliane.

Volgendo il nostro sguardo a nord di Cotonou, attraverseremo in barca le acque del lago Nokoué, direttamente legato al Delta del Niger. Navigando più in là, inizieranno ad apparire sempre più frequentemente degli agglomerati di palafitte. Queste abitazioni in bambù, accanto a cui ormeggiano sfilze di canoe, fanno capo a una vera e propria città galleggiante, Ganvié, nota non a caso come la Venezia d’Africa, di cui avremo modo di scoprire tutte le peculiarità. In serata, invece, ci muoveremo verso uno dei luoghi più sacri di tutto il Benin.

Quando ci sveglieremo a Ouidah, sarà il 10 gennaio, la Giornata nazionale delle religioni tradizionali del Benin. Difatti, prenderemo parte al frenetico Festival del Vudù di Ouidah, che è considerata la culla spirituale di questa religione. Assieme agli artisti locali, renderemo omaggio alle divinità vudù, assisteremo a danze, canti e rituali, e celebreremo dunque l’identità nazionale beninese. Solo in questo modo saremo in grado di contrastare la banale immagine della bambola di pezza usata per compiere rituali malvagi, che nulla ha a che fare con la vera e positiva essenza del Vudù. *La giornata è specifica per il festival di gennaio, per le altre partenze si vedranno le stesse esperienze ma non nel contesto della manifestazione.

Dopo esserci ripresi dalla festa del giorno prima, sfideremo l’entroterra beninese per raggiungere l’antica capitale del Regno del Dahomey, Abomey. Oggi, della gloria regno che, come simbolo, aveva un elefante, rimangono dodici palazzi reali, patrimonio UNESCO, capaci di rievocare il potere ormai sopito di uno degli imperi più potenti dell’Africa. Potremo anche visitare il suggestivo mercato dei feticci locale, per poi procedere ancora verso la savana più profonda.

Più si prosegue verso nord, più si incontrano villaggi e popoli nascosti, protetti dal verde abbraccio dei Monti Atakora. Accanto alle grotte site nei pressi della città di Copargo, ad esempio, vivono i Taneka, il popolo della montagne. I Taneka abitano qui da secoli, in delle piccole case rotonde in argilla e paglia. I loro capi spirituali, considerati dei guaritori, indossano soltanto un perizoma di pelle e un copricapo, e fumano costantemente una pipa. Passeremo un’intera giornata con queste persone, tra alberi sacri e cerimonie, e ci ricorderemo com’è vivere in maniera semplice e autentica.

È arrivato il momento di oltrepassare il confine tra Benin e Togo. Prima, però, incontreremo un altro popolo unico al mondo, quello dei Somba. I Somba sono noti principalmente per le sottili scarificazioni che infliggono sul loro volto come pratica religiosa rituale, e per le loro case Tata, delle costruzioni di fango che assomigliano a dei grossi castelli di sabbia, ma che in realtà sono abitazioni fortificate a due piani, adatte a difendersi contro nemici e animali. Qui, avremo occasione di parlare con varie famiglie Samba, per farci spiegare i loro usi e costumi tradizionali.

Una volta entrati nel nord del Togo, ci aspetterà un trekking tra le piantagioni di cacao fino alla maestosa cascata di Aklowa, la più grande del Togo, un flusso d’acqua che si getta giù da una falesia di granito per circa 100 metri. Successivamente, esploreremo le aree circostanti in cerca di altre cascate e antichi villaggi animisti, per poi arrivare nella stupenda cittadina di Kpalimé, le cui strade di terra rossa inghiottite dalla vegetazione, dove sorgono case in mattoni e persino una chiesa cattolica, si adagiano sul Monte Agou, il punto più alto del Togo.

Recuperate le forze, procederemo spediti verso le coste del Togo, dove si staglia la capitale, Lomé. Lomé è un classico centro cittadino di epoca coloniale, ma mantiene la sua unicità anche grazie al suo mercato dei feticci, il più grande del Togo, dove si vendono medicine naturali e sculture in legno, ma anche teschi, pelli di serpente e animali imbalsamati. Gran parte della vita quotidiana, a Lomé, ruota attorno al Vudù: difatti, potremo assistere dal vivo a un rituale in un tempio locale.

Come ultima tappa del nostro viaggio nella patria del Vudù, soggiorneremo a Togoville, sulle sponde del Lago Togo, che attraverseremo in barca. Nel nostro tragitto, ci fermeremo a visitare la Casa degli Schiavi di Agbodrafo, dove le persone venivano di fatto rapite e vendute agli schiavisti atlantici, e a conoscere il popolo degli Ewe. Gli Ewe, tra i più grandi conoscitori del Vudù, ci faranno capire com’è che questa religione è oggi sincreticamente legata al cristianesimo, e ci spiegheranno il ruolo che per loro rivestono spiriti come Legba, o gli onnipresenti alberi di Iroko.

A seconda degli orari della compagnia aerea faremo rientro in Italia