In Alaska si nasconde il tema più umano di tutti: il compromesso tra la spinta a dissolversi nella natura e la necessità di far parte di un mondo condiviso. È la tensione che attraversa Into the Wild, ma anche ciò che si percepisce mentre si attraversano queste terre.
Il viaggio si apre ad Anchorage, città che esiste proprio sul confine tra urbanità e wilderness e poi arriva Talkeetna, un microcosmo da frontiera.
L’ingresso nel Denali è il punto in cui il selvaggio prende il sopravvento. I trekking attraversano paesaggi che ricordano quanto siamo piccoli e solo “figli” di questo mondo, mai padroni.
Alla 49th State Brewing Company, davanti al “Bus Into the Wild”, ci si ricorda di chi ha inseguito la libertà fino all’ultimo confine, ma alla fine ha desiderato un ritorno, un abbraccio, un volto amico.
La strada lungo la Denali Highway è un continuo alternarsi di isolamento e tracce di vita fino a Kennekot che con le sue miniere arrampicate sulle montagne, è l’immagine perfetta del compromesso tra uomo e natura: l’una che scava l’altra, l’altra che prima o poi riprende tutto.
La crociera a Seward è un incontro continuo tra natura incontaminata e la presenza silenziosa dell’uomo che osserva.
Infine Homer, dove il volo per il Bear Watching rappresenta in breve il viaggio stesso: una comunità umana che vive abbracciata a una natura indomata.
L’Alaska insegna che il senso della libertà non è rifiutare il mondo, ma scegliere il proprio modo di abitarlo. E così il viaggio si conclude con quella frase che più di tutte illumina la storia che lo ispira: “la felicità è reale solo se condivisa”.
Non come ammissione di debolezza, ma come atto finale di equilibrio: il punto in cui wilderness e umanità si tendono la mano.